giovedì 21 luglio 2011

amo i fiori









Questi sono alcuni miei dipinti su tessuto di lino. Ho iniziato a dipingere fiori su stoffa a 15 anni. Amo i fiori.

martedì 19 luglio 2011

...se io fossi dentro un fiore...

Osservare il mondo da diversi punti di vista, e non solo punti di vista di noi esseri umani. Cosa vedono gli animali, gli insetti? E se io fossi un'ape, o una coccinella, una farfalla, una libellula? Mi poggerei su un fiore, entrerei dentro per gustarne il nettare e.... alzando lo sguado al cielo cosa vedrei?
Da questo pensiero è nata l'opera "...se io fossi dentro un fiore...". Mi sono immaginata dentro un tulipano rosso e ho visto una colomba volare nell'azzurro del cielo limpido e la punta di una foglia, forse la stessa che è legata al fiore e insieme si muovono con la danza del vento.
Il fiore e l'aria ..... ed io, protagonista e spettatore, che nel fiore mi riparo dal vento e con gioia seguo il volo libero di chi nell'aria vive serenamente: una colomba.

Un mondo di colori


Viviamo in un mondo di colori: il cielo azzurro, l'erba verde, i fiori gialli, blu, rossi, rosa, arancio..... Tutta questa meraviglia di colori è possibile grazie alla luce del sole e ai nostri occhi.
La retina, sottilissima membrana che riveste internamente la cavità oculare, contiene due diversi tipi di cellule fotorecettrici: i coni e i bastoncelli. I coni sono situati nella parte centrale della retina e sono i veri responsabili della nostra capacità di percepire il colore. Mentre i bastoncelli sono situati nella parte più esterna e si attivano al diminuire della luce.

I colori altro non sono che una piccolissima parte della miriade di onde elettromagnetiche che arrivano sulla terra dal sole e dallo spazio. Ciò che i nostri occhi percepiscono come colore sono le frequenze comprese tra i 400 THz (Hertz) circa del rosso e i 780 THz (Hertz) circa del viola, ovvero una lunghezza d’onda che va da 780 a 380 nm (manometro, ovvero la miliardesima parte di un metro, o anche la milionesima parte di un millimetro). Un papavero rosso, ad esempio, è di quel colore poiché, investito dalla luce solare (o luce artificiale bianca), riflette soltanto le frequenze delle onde elettromagnetiche visibili relative a quella gradazione (per il rosso è tra i 780 e i 622 nm), mentre assorbe tutte le altre onde elettromagnetiche presenti. Lo stesso papavero, se illuminato con una luce diversa, può apparirci di un altro colore.


Ogni colore suscita in noi emozioni e ogni emozione ci porta poi a scegliere un determinato colore da indossare, da mettere in casa, da guidare (pensate a come scegliamo il colore della nostra auto) e a seconda di quelle che sono le nostre emozioni prendiamo una strada piuttosto che un'altra, scegliamo un locale dove passare una serata piuttosto che un altro, e ci avviciniamo ad una persona anziché ad un'altra. Tutte le nostre scelte sono influenzate dalle nostre emozioni, perfino quando ci sembra di usare il massimo della razionalità in realtà il nostro inconscio continua a mandarci segnali che appartengono al nostro bagaglio emozionale. Emozione e colore: insieme, sempre.

Quando vogliamo tranquillità, intimità con noi stessi, andiamo verso il blu scuro, a volte anche verso il grigio se proprio vogliamo allontanarci dagli altri e passare inosservati, mentre invece quando abbiamo voglia di stare con la gente, di divertirci, di comunicare, andiamo verso l'arancio. Osservate i locali dove ci si ritrova alla sera dopo una giornata di lavoro e vi accorgerete che le persone al loro interno sono diverse a seconda che siano nel locale pieno di arancio e rosso o nel locale blu e viola, o quello bianco e nero.

Conoscere il potere dei colori ci permette di comprendere meglio come ci sentiamo in un determinato momento e anche di cambiare e andare verso lo stato d'animo che vogliamo. Comprendere come i colori agiscono su di noi ci aiuterà a creare l'ambiente giusto per ogni occasione. Se ad esempio vogliamo chiarire una situazione diventata difficile con una persona che è arrabbiata con noi, evitiamo di incontrarla in un locale con pareti rosse, ed anche di indossare noi del rosso: lo irriteremmo ancora di più e il risultato sarà far esplodere la sua rabbia e rendere la situazione, che volevamo risolvere, ancor più complicata. Al contrario, se ci occupiamo di ristorazione, il rosso, l'arancio ed il giallo, inviteranno le persone a mangiare di più e quindi a spendere di più.

Ho notato locali dove per l'happy hours l'area adibita al buffet ha tutti gli accessori blu: tovaglioli, piatti, posate. Il blu è il colore che ci toglie l'appetito e durante le happy hours i gestori dei locali guadagnano su quanto consumiamo in bevande e non su quanto mangiamo. Ottima scelta, quindi, quella del blu. Ma se avete un ristorante e volete che la vostra clientela dopo il primo ordine continui ad ordinare altre pietanze, aggiungendo un altro contorno, poi il dolce, il caffè ed anche l'amaro introducete l’arancio. Mangiar veloce? Rosso e giallo. Pensate che la McDonald’s abbia scelto questi colori per caso? O magari è stato proprio l'accostamento di questi due colori ad aver creato il successo dei famosi fast food? Provate ad aprire un fast food con colori che non sono fast (veloci): verde e celeste per esempio. Se gli incassi non saranno quelli desiderati, sappiate che non dipende tanto dal cibo, ma dal colore usato nel locale dove la gente si ferma a mangiare. Scegliamo il verde per rilassarci, per riprendere contatto con la natura e il celeste e l'azzurro per distenderci dopo una stressante giornata lavorativa, non per mangiare.

Il colore intorno a noi influenza le nostre scelte e noi possiamo modificare tutto ciò semplicemente conoscendo ed usando il potere dei colori.
Se vuoi approfondire l'argomento invia un'email a mariangelademarco@ymail.com

domenica 10 luglio 2011

la carezza come cura

Alla terza settimana dopo il concepimento l’embrione è formato da tre strati: ectoderma, mesoderma e endoderma. Lo strato esterno (ectoderma) si ispessisce lungo la linea centrale e contemporaneamente si solleva in due pieghe longitudinali in modo da formare un tubo. La parte anteriore di questo tubo diventa il cervello, mentre le fibre nervose cominciano a spingersi oltre il cervello e il primordiale midollo spinale. La parte che rimane esterna darà origine all’epidermide con i capelli, i peli, le unghie e le ghiandole sebacee e sudoripare, mantenendo comunque il compito di stabilire una connessione tra sistema nervoso, cervello e midollo spinale. L’embrione diventa feto, il feto diventa bambino, il bambino diventa adulto, e quella stretta correlazione tra pelle e cervello resterà durante tutto l’arco della vita.
La nostra identità si proietta nella pelle, che rappresenta la nostra percezione del limite corporale. La pelle ci protegge e allo stesso tempo ci permette di unirci agli altri. A seconda che sia in azione il Sistema Nervoso Simpatico o il Sistema Nervoso Parasimpatico, noi possiamo percepire il contatto come spiacevole o piacevole, possiamo percepire la nostra pelle come qualcosa che ci protegge o ci unisce. Quando la pelle ci protegge appare tesa (è in funzione il Sistema Nervoso Simpatico) e non è la condizione migliore per farci abbracciare da qualcuno. Quando, invece, la pelle diventa più distesa e rilassata (è in funzione il Sistema Nervoso Parasimpatico) ci sentiamo tutt’uno con l’altro: questa è la condizione perfetta per la carezza, per darla e riceverla, affinché abbia un effetto emozionale e viscerale benefico sia su chi accarezza e sia su chi è accarezzato.

Dal momento che la nostra percezione del limite corporale è rappresentata dalla pelle e dai muscoli sottostanti, se la pelle è insensibile, la nostra identità risulta alterata, occultata, bloccata. Talvolta, a causa di ambienti familiari o sociali da cui sentiamo di doverci difendere, si creano tensioni a livello muscolare . Il nostro corpo crea delle vere e proprie “corazze” che spesso vanno ad interessare non solo i muscoli, ma anche organi interni. Queste corazze ci impediscono in un primo momento di sentire il dolore, ma a lungo andare ci impediscono anche di sentire il piacere.
Renè Spitz (neuropsichiatra infantile degli inizi del ‘900) studiò i disagi nello sviluppo e nella crescita dei bambini quando vivono in situazioni di deprivazione di cure. In particolare il marasma infantile, ovvero neonati ospedalizzati oppure orfani, che pur ben alimentati e con cure igieniche e cliniche appropriate, si lasciavano morire. Le sue ricerche rappresentarono una rivoluzione in pediatria perché evidenziarono che le carezze e il senso di sicurezza, quali il tenere in braccio il bambino, sono fattori essenziali per lo sviluppo. Spitz dimostrò come la mancanza di tenerezza e cure materne portava a deficit dei fattori di crescita. In particolare, i suoi studi dimostrarono che nei bambini privati nei primi mesi di vita di contatto e carezze, non si stabiliva un collegamento adeguato tra corteccia cerebrale e cervello interno (sistema limpico-ipotalamico), ponte fondamentale per poter sperimentare la relazione fra il mondo esterno e il mondo interiore.
La Biodanza, attraverso carezze molto progressive (che sono proposte sempre nella seconda parte della sessione, quella in cui si va ad attivare il Sistema Nervoso Parasimpatico), va a sciogliere gradualmente le corazze in modo da permettere ai nostri potenziali di poter fiorire. La trasformazione si realizza pian piano e nemmeno all’interno di una sessione di Biodanza, ma nel tempo, a distanza di mesi, a volte di anni. Una persona la cui pelle è abituata ad essere maltrattata può impiegare molto più tempo di una persona che è stata sì accarezzata, ma poi per anni non ha ricevuto cure amorevoli.
Rolando Toro (fondatore del Sistema Biodanza) affermava che la carezza è il gesto più evoluto di cui l’essere umano è capace: la carezza porta affetto, tenerezza e benevolenza.
Nei suoi studi antropologici, notò che nelle tribù primitive dove gli abbracci spontanei di saluto venivano rivolti anche verso estranei, ad esempio verso di lui che non apparteneva alla tribù, che era lì per studiarli, l’ambiente era più sereno e le persone godevano di buona salute.
Durante la sessione di Biodanza noi ci apriamo in un ambiente di fiducia, di giocosità, di serenità. E oltre agli esercizi dove la carezza è protagonista, a volte questa nasce spontanea all’interno del gruppo.
Toccare con cura è indispensabile. Comprendere se l’altro è pronto alla nostra carezza è altrettanto importante.
Le carezze, oltre a stimolare quei sentimenti quali l’altruismo e l’amore, da un punto di vista organico, stimolano le difese immunitarie, normalizzano il battito cardiaco, calmano il respiro ed elevano il nostro umore endogeno.
Un corpo che non viene accarezzato è un corpo che lentamente comincia a morire: non c’è medicina che si possa sostituire all’affetto umano, alla carezza data con amore.

venerdì 8 luglio 2011

sentirsi blu

Gli anglosassoni usano il termine "to feel blue" per indicare che sono tristi, così come la musica blues, che dal colore blu prende il nome, è una musica triste, nostalgica, cantata in maniera leggermente calante.
Anche il famoso period blu di Picasso è stato un periodo triste, caratterizzato da una esigenza di interiorizzare il vissuto degli emarginati, degli sfruttati, della solitudine e della mancanza di speranza.
La tonalità del blu a cui ci si riferisce in termini di "to feel blue" non è certamente il blu del cielo di una giornata di sole, nè il blu dell'oceano, ma una tonalità molto più scura, quasi vicina all'indaco. Il blu scuro favorisce il nostro contatto con le verità interiori, favorisce una comunicazione interna, quasi un tuffarsi nella grande voragine del nostro vissuto interiore, e necessita poi di un blu più chiaro affinchè queste verità possano essere espresse all'esterno in modo sincero e comprensibile. La saggezza che acquisiamo nei nostri momenti blu va rischiarata con la luminosità del bianco.
Non ci sono in natura cibi decisamente blu, possono essere un blu-violaceo, ma completamente blu non c'è. E infatti è un colore che non ci stimola a mangiare, al contrario, ci chiude lo stomaco, proprio come in quei momenti di tristezza in cui sentiamo di voler restare da soli con noi stessi, lontani dagli altri, lontani dai momenti conviviali di un pasto in campagnia.
E' un colore da evitare in casi di depressione o di disturbi mentali, in quei casi occorre un bel giallo o se non si vuole rinunciare al blu, o se il giallo appare troppo aggressivo a chi non ci è abituato, meglio scegliere un bel azzurro.
Sentirsi blu è uno stato d'animo, come l'allegria, l'innamoramento, la rabbia. I colori amplificano questi nostri stati d'animo, ma usando i colori come nostri amici possiamo cambiare uno stato "blu" in uno stato di totale gioia e allegria. La natura ci offre infatti come colore complementario del blu, l'arancio, e ce lo offre in natura con le arance, proprio nei periodi dell'anno in cui ci sentiamo "blu". E poi le margherite di color arancio che sono tra le prime a sbocciare a primavera insieme al bianco delle protoline e al giallo della mimosa. Dalla natura impariamo che tutto cambia, tutto si trasforma e....il nostro "sentiri blu" oggi è un riprendere contatto con noi stessi, con le nostre verità segrete, per poi portarle fuori con gioia, nell'arancio e nel giallo.
Ed ora auguro un buon blu a tutti, un buon contatto con le vostre verità profonde, quelle che nascondono la vera bellezza che è dentro ognuno di voi.

martedì 5 luglio 2011

giallo limone e... arancio arancia?

Ecco i due colori della gioia, l'allegria, la vitalità, l'ottimismo e la determinazione.

La natura ce li offre come cibo dal sapore un pò aspro, dalla buccia da guardare e buttar via (ottima per profumare gli ambienti) e soprattutto ce li offre in grandissime quantità.

Sono frutti ricchissimi di vitamina C, un vero elisir di salute e benessere. "C" come "CURA". E infatti la Canadian Medical Association Journal, nel 2004, pubblicò le straordinarie scoperte scientifiche riguardanti questa vitamina contenuta in arance e limoni: è altamente tossica per le cellule cancerogene, di qualunque tipo!

Il nostro corpo non è in grado di sintetizzarla, quindi ha bisogno di rifornimento quotidiano. State già pensando "come faccio?". Un metodo semplice e di sicuro effetto è quello di mangiare questi frutti (limoni e arance) a spicchi. Si, anche il limone. Mangiato a spicchi ci dà immediatamente quella sensazione tremenda che ci fa venire la pelle d'oca. Ecco, questo è provocato dal fatto che il limone crea immediatamente un aumento di adrenalina nel nostro corpo. Fantastico! L'ormone dell'azione subito a vostra disposizione. L'adrenalina aumenta il rendimento metabolico, aumenta il consumo di sostanze nutritive, crea una dilazione delle pupille, un aumento della frequenza cardiaca, incrementa le capacità muscolari e diminuisce il senso di fatica.

Ancora scettici all'idea di mangiarlo a spicchi? Una spremuta insieme all'arancia vi piace di più? L'importante è il consumo immediato di questi due frutti subito dopo aver tolto la buccia: la vitamina C è estremamente sensibile a luce e aria. E infatti se sbucciate un limone e ne mangiate gli spicchi dopo alcune ore, non avrete la pelle d'oca, ovvero niente adrenalina.

Altri motivi per consumare questi due potenti frutti?
La vitamina C in essa contenuta
aumenta la resistenza dell'organismo, rafforza la funzione dei fagociti, aumenta la produzione di anticorpi, distrugge i radicali liberi ossigenati, partecipa ai processi di respirazione cellulare, mantiene in attività il collagene (una proteina necessaria per la formazione del tessuto connettivo della pelle), interviene nella formazione degli ormoni prodotti dal surrene (tra cui appunto l'adrenalina), favorisce l'assorbimento del ferro incrementando il tasso di emoglobina, zinco, calcio, magnesio, contrasta gli effetti tossici della nicotina, del benzoato, dei composti azotati, delle radiazioni ionizzanti, interviene nel trasporto dell'ossigeno e degli elettroni, previene l'accumulo di istamina (responsabile di allergie), modula le prostaglandine (mediatori dei processi infiammatori), previene la degenerazione cellulare (fra cui il processo di invecchiamento), ha un ruolo rilevante nella rimarginazione delle ferite e delle ustioni in quanto facilita la formazione del tessuto connettivo della cicatrice, contrasta gli effetti tossici del fumo di tabacco e dei gas di scarico degli autoveicoli.

domenica 3 luglio 2011

simbologia del cuore

E' il più comune simbolo per indicare amore e romanticismo, riconosciuto da tutte le culture nel mondo anche quale simbolo di carità, gioia e compassione.
Ad alcuni piace riconoscere nella forma simbolica del cuore la vulva di una donna, con un seno nella parte alta. In verità, la forma del cuore come noi lo conosciamo non è divenuto simbolo d'amore in tutto il mondo solo perché gli uomini potessero vederci il corpo stilizzato di una donna, ma perché tutti noi possiamo inconsciamente riconoscere l'unione di un uomo e una donna. I due divini poteri, maschile e femminile, sono entrambi espressi in esso.
La forma simbolica del cuore può essere vista come un triangolo rovesciato, in connessione con l'elemento acqua (la forma a V di una valle, dove l'acqua scorre).
Mentre il triangolo rappresenta il potere maschile, il triangolo rovesciato rappresenta il potere femminile. Ma unendo questi due simboli insieme si sarebbero ottenute delle linee rette e incrociate, decisamente un duro e spigoloso simbolo, mentre l'amore è una energia circolare che si muove nell'universo come ballerini di valzer.
Per rappresentare l'amore, solo una deliziosa forma tondeggiante poteva esprimerlo così bene. Quindi, la parte alta del cuore simboleggia l'uomo, ma non con un triangolo, bensì con un altro simbolo maschile: la montagna. Se la valle è il simbolo femminile, la montagna ne è la controparte maschile. La montagna è anche considerata quale luogo sacro di incontro tra gli esseri umani e Dio, una porta di accesso ai cieli, all'Amore Divino.
Come rappresentazione grafica di un triangolo rovesciato, il cuore può anche essere visto quale simbolo di un vascello che trasporta e dona amore. La parte alta del cuore può essere messa in relazione con un cerchio aperto (il cerchio rappresenta la completezza dello spirito di ogni individuo) e quale struttura aperta può essere vista come due metà che si uniscono.
Un'altra rappresentazione vede la parte alta del cuore quale uccello in volo su una valle. Una creatura del cielo (energia yang) con la valle (energia yin). La fenice (uccello di fuoco, il fuoco = energia yang = maschile) con la valle (acqua = energia yin = femminile).
La forma simmetrica, morbida e chiusa del cuore ben rappresenta l'amore tra i due opposti: l'uomo e la donna. L'opposizione grafica è a specchio. I due opposti sono uniti e lo spazio all'interno è grande, permettendo ad entrambi la possibilità di esprimere se stessi.
Qualunque siano le possibili teorie circa la forma del cuore creata dagli esseri umani quale simbolo d'amore, vi suggerisco di guardarvi intorno e di osservare la natura, troverete forme di cuore nelle foglie, nei petali dei fiori, ed anche nelle rocce. E' il simbolo dell'amore che arriva dalla Madre Terra, il più autentico e caro amore.